Prima nazionale
a Potenza del numero 200 a colori
AL MUSEO
PROVINCIALE IL DYLAN DOG DI BRUNO BRINDISI
La proposta
degli “Amici di Ypsilon” per l’istituzione della Scuola del Fumetto della
Basilicata
Un grande evento
per una grande idea. La presentazione del numero 200 di Dylan Dog a colori, in
prima nazionale a Potenza, ha offerto l’occasione per sollecitare una decisione
da parte della Provincia di Potenza sulla istituzione della Scuola del Fumetto
della Basilicata. Un’idea maturata all’interno dell’associazione “Amici di
Ypsilon” di Avigliano, all’indomani delle iniziative promosse nel maggio del
1999 per ricordare il fondatore del Corriere
dei piccoli, il giornalista-scrittore aviglianese Silvio Spaventa Filippi, in occasione del 90° anniversario dell’uscita
del primo numero del giornalino che aveva segnato la storia di tante
generazioni di ragazzi italiani.
Nel Museo
Provinciale, nel Polo della Cultura di Santa Maria, ha trovato posto per una
sera il fumetto. E’ stata una serata magica che ha avuto per protagonista Dylan
Dog, il primo fumetto Bonelli dedicato al genere horror, nato dalla penna di
Tiziano Sclavi nel 1986. L’indagatore dell’incubo, dal volto somigliante
all’attore inglese Rupert Everett, ha attirato tantissimi giovani, che hanno
letteralmente sommerso con il loro entusiasmo Bruno Brindisi, il disegnatore
del numero 200, di origini potentine. Insieme ai coloristi - Aldo Guarino e
Pasquale Massimo - e a Mario Punzo, della Scuola Comix di Napoli, Brindisi ha
parlato del suo rapporto con il personaggio. Una esperienza esaltante a
giudicare dall’impatto con i lettori di tutta Italia. Facendo violenza alla sua
naturale riservatezza, ha intavolato un simpatico dialogo con i presenti. I
ragazzi hanno dimostrato di sapere tutto di Dylan Dog. Ricordavano le sue
avventure, sottolineavano sfumature impercettibili ai più. La sensazione di
tutti era che Dylan Dog fosse veramente lì. Con il suo linguaggio e i suoi
comportamenti nei quali i giovani, con le loro contraddizioni, con i loro
slanci e cadute di umore, si sono
riconosciuti in diciassette anni di avventure. Una festa spontanea. Come
l’entusiasmo dei giovani. Come è nello stile del fumetto. Una serata
indimenticabile che ha confermato la bontà dell’idea di istituire in Basilicata
una Scuola del Fumetto, è stato sottolineato dal giornalista Lello Colangelo,
coordinatore della serata.Un’idea con radici antiche, culturalmente
prestigiose, alle quali se ne sono aggiunte di più attuali, che l’associazione
ha contribuito a fare emergere, mediante una originale esperienza editoriale
avviata nel 1995, Ypsilon, un
giornale pensato per favorire il
protagonismo dei ragazzi. Nel corso degli anni si è sviluppato un interesse
sempre crescente e convinto, che ha portato alla pubblicazione di alcuni
opuscoli con finalità socio-culturali: La
scelta del dono, Appesa a una
goccia, Con le ali ai piedi, Non
andare in fumo, Quando piove uno pensa. Negli ultimi due anni , ricorda la
presidente dell’associazione Vitina Ferrara, abbiamo realizzato diverse
iniziative propedeutiche all’istituzione della Scuola, coinvolgendo giovani
appassionati di fumetti e alunni di diverse scuole superiori. In questo
contesto la Provincia di Potenza ha svolto un ruolo determinante nel sostenere
tali iniziative. Ora è giunto il momento delle scelte: Regione, Provincia e
Apof devono decidere se farsi carico o meno dell’istituzione formale del nuovo
organismo e della sua gestione. Una struttura che potrebbe aprire nuovi
orizzonti al settore della formazione professionale. L’obiettivo è offrire alla
Basilicata con la Scuola del fumetto un’altra opportunità per aumentare il peso
della sua competitività nel villaggio globale, nel quale la legge del mercato
comincia a fare i conti con la Cultura. Un nuovo settore per investire idee e
risorse umane ed economiche. Il fumetto sarà della partita. A pieno titolo. Con
la leggerezza intrigante dei suoi balloon. L’altra sera, al Museo provinciale,
tanti giovani hanno chiesto come fare per iscriversi alla Scuola del Fumetto
della Basilicata. Giovani motivati che potrebbero affermarsi e trovare sbocchi
occupazionali dignitosi. Se non proprio esaltanti, come dimostra l’esperienza
del potentino Bruno Brindisi e del materano Giuseppe Palumbo.