Forse ho fatto passare colpevolmente troppo tempo, visto che Romics si è conclusa ormai da più di un mese, ma mi sento quasi obbligato a scrivere questa lettera che vorrei tanto non fosse considerata solo di protesta o di critica, ma che fosse presa invece come spunto su cui poi costruire con il contributo di tutti, operatori e "semplici" lettori appassionati, un piccolo dibattito, uno scambio di idee ed opinioni che serva a chiarire alcuni punti di vista ed aspetti del mondo del fumetto che, almeno al sottoscritto e almeno per il momento, appaiono piuttosto oscuri. Tutto nasce dalla notizia (che potrete trovare in fondo alla e-mail) divulgata in data 11 ottobre tramite il bollettino quotidiano dell'Anonima Fumetti, e che aveva quale oggetto "Romics: chiusura e bilanci". Notizia che, presumo, fosse un comunicato stampa ufficiale degli organizzatori della mostra, e a cui mi sento di dover rispondere vista la mancanza, perlomeno in quella stessa importante sede, di dichiarazioni che la contestassero o confutassero anche solo parzialmente; ed affinché chi non avesse avuto modo di partecipare alla stessa manifestazione, non consideri tale comunicato come l'unica verità assoluta sui fatti e gli eventi occorsivi. Sinceramente, a lettura ultimata della notizia in oggetto, sono letteralmente rimasto a bocca aperta. Come potevano scrivere quello che scrivevano, senza un briciolo di pudore? E come potevano tante persone direttamente operanti nel settore, che personalmente stimo e rispetto per serietà e professionalità, aver dichiarato simili cose? Io sono un semplice appassionato lettore di fumetti, e come tanti altri, ho visitato la manifestazione romana, rimanendone profondamente deluso e insoddisfatto. Forse, perché la prima edizione di Romics, quella di due anni fa, era stata tanto buona e soddisfacente da far nascere in me ottime aspettative per le edizioni future che anzi, ne ero certo, avrebbero potuto soltanto migliorare. Forse anche perché quella dello scorso anno, piuttosto sottotono, mi lasciò sorpreso e la archiviai come una sfortunata, e quasi certamente non destinata a ripetersi, parentesi. Il dover constatare come ed in quale misura io mi fossi sbagliato, mi ha estremamente ferito ed amareggiato. E' come se mi fossi sentito tradito, soprattutto in considerazione della profonda ammirazione che nutro nei riguardi di Luca Raffaelli, il direttore artistico di Romics, persona da cui mi aspetto un'organizzazione degna della medesima serietà e passione con cui ha fino ad oggi sempre svolto il suo lavoro, in qualsiasi ambito o ruolo egli si sia trovato a rivestire. Prego Andrea Baricordi di perdonarmi se prenderò le sue parole come spunto per tutta una serie di mie considerazioni personali che seguiranno e che, ci tengo a sottolinearlo, non hanno alcun intento di colpevolizzare l'interessato, ma che sono per l'appunto, un semplice punto di partenza. Questa Romics è stata sottotono a partire dagli stand espositivi, in numero di gran lunga inferiore al solito, e l'aspetto numerico, in quanto tale, è inconfutabile. Non dispongo dei dati relativi alle diverse edizioni (Romics sarebbe di certo più precisa, ma d'altraparte, ad onor di verità, lo confermano indirettamente anche loro tramite le esplicite dichiarazioni di Baricordi), ma posso dire che "ad occhio" gli espositori erano forse la metà di quelli presenti nella 1° edizione. E non è che il mio "ad occhio" possa essere giudicato inattendibile oppure approssimativo, poiché è evidente che la 3° edizione occupava poco più di _due padiglioni e mezzo_, mentre nella 1° edizione i padiglioni occupati dagli stand erano ben _quattro_. Mancavano gli espositori, i negozi ed i collezionisti, ma mancavano anche e soprattutto gli editori. Fatto ben più grave, poiché senza questi ultimi una qualunque fiera o mostra del fumetto che sia, non ha ragion d'essere. Baricordi "... sottolinea che (pur tra varie vicissitudini) Romics ha segnato un punto a suo favore.", eppure Lui e gli altri Kappa Boys erano presenti alla prima edizione, quando ebbero l'onore di accompagnare Monkey Punch, no? Quale sarebbe questo "punto" segnato da Romics? Questa edizione si è forse distinta rispetto alle precedenti edizioni? No, non direi. Si è allora per caso elevata di un bel po' al di sopra di altre mostre/mercato? No, direi che non ci siamo neanche qui. E allora? Anche qui, un chiarimento sarebbe gradito. E passiamo alle mostre: è mai possibile che in un anno intero di lavoro non si sia stati capaci di organizzare delle mostre che fossero non dico superlative, ma quanto meno decenti? Delle tre piccole mostre, una era dedicata a un gruppo di bravi autori di una scuola di fumetto, mentre le altre due, che sulla carta sarebbero dovute essere belle ed interessanti, erano composte da _riproduzioni_ di originali. Buone riproduzioni, ma pur sempre riproduzioni. Proprio in uno degli aspetti più importanti e culturali di una manifestazione simile, e che sarebbe quindi logico curare maggiormente di altri, le cose non sono andate meglio, anzi. Tanto che il fumetto, possiamo dirlo senza timore di essere smentiti, in quanto forma di arte pura, ne esce umiliato e sconfitto. Proprio in quella che dovrebbe essere la sua forma più esaltante e qualificante, è stato trattato in maniera rozza e grossolana, e questo è davvero l'aspetto più triste e desolante. Cosa direste se ad una mostra di Caravaggio o di Monet, vi propinassero delle bellissime riproduzioni in luogo delle tele originali? Io, come minimo, pretenderei la restituzione del biglietto, voi no? Si tirano in campo nobili intenti culturali, si reclama, a ragione, l'elevazione del fumetto ad una dignità che sia pari a quella di una qualsiasi altra forma di arte, e poi lo si tratta con tutt'altro rispetto e dignità. Anzi, con un'assoluta e vergognosa assenza di rispetto e di dignità. Per non parlare poi dell'inadeguatezza dell'ubicazione e dell'aspetto "estetico" delle presentazioni; l'unica davvero ben fatta e curata era quella dedicata a Uderzo, ma forse solo perché ci doveva entrare anche il signor Uderzo. Le altre due, erano semplicemente "sbattute" (vi giuro che mai termine fu usato in maniera più appropriata) in un angolo della mostra occupato dagli stand espositivi, senza alcun forma di introduzione o di descrizione delle stesse. Semplicemente appese al muro. Gli ospiti: almeno questi, vista la presenza prestigiosa di Uderzo e degli altri autori invitati e premiati (anche se Wood era presente già alla scorsa edizione), avrebbe dovuto ben valere il prezzo del biglietto d'ingresso, e sorvoliamo sul fatto che poi il signor Uderzo non si sia reso disponibile per il programmato incontro col pubblico, che magari era accorso alla manifestazione solo per quello, "colpa" comunque non imputabile agli ignari organizzatori. A cosa serve però invitare prestigiosissimi ospiti internazionali, se poi si viene tenuti a debita distanza e non li si può neanche avvicinare, non tanto per farsi fare un autografo, ma nemmeno per stringergli la mano? Ad Angouleme, dove autori e lettori si rispettano reciprocamente ed hanno pari dignità, si possono vedere chilometriche file di diligenti e pazienti appassionati in attesa di potersi godere anche per pochi istanti la vicinanza del loro autore preferito; a Roma, e in Italia in generale, non siamo forse tanto civili da essere in grado di organizzare la medesima cosa e comportarci in maniera simile? E a cosa serve invitare ospiti come il sig. Margaria (il responsabile del palinsesto per ragazzi di Mediaset), sul cui comportamento sorvolerò, poiché anche qui non è certo colpa degli organizzatori se il signore in questone è volgare e maleducato, se poi alla conferenza non è permesso intervenire e si deve ascoltare una serie di domande e risposte già concordate con l'intervistatore? Stendo infine un pietoso velo sul tanto pubblicizzato Gran Gala del Doppiaggio, un'ignominiosa farsa la cui responsabilità cade sull'intero staff organizzativo. Altri e in altre sedi hanno compiutamente descritto in modo più che chiaro ciò che vi è accaduto, e non c'è da aggiungere altro. Di tutto ciò non vi è traccia nel comunicato, ed è normale, ma basta indagare un pochino, e avrete anche questa versione dei fatti. Non sono infatti l'unico a pensarla così. Come me la pensano tutti i miei (molti) amici e conoscenti, e queste mie considerazioni sono condivise da migliaia di altri appassionati frequentatori di Romics: è sufficiente fare un piccolo giro per la Rete, tra siti specializzati, gruppi di discussione e forum, per appurarlo senza troppe difficoltà. E allora? Beh, allora c'è qualcosa che non quadra. Allora ci sarebbe davvero da scavare a fondo e chiedersi se gli interessi degli operatori del settore e quelli dei fruitori coincidano o meno. C'è da chiedersi se la crisi forse non risieda proprio in questa differenza di visione, perché a questo punto una cosa appare chiara: gli operatori offrono un tale prodotto, ma i "consumatori" ne vorrebbero un altro. Ed in mancanza di quello che vorrebbero, si accontentano semplicemente di parte di ciò che gli si passa. Sì, perché se buona parte della colpa è degli organizzatori della mostra, un bel contributo all'insuccesso e all'insoddisfazione generale dei frequentatori, direi proprio che generosamente lo offrono anche le case editrici. A Romics non vi era una sola, e dico UNA SOLA nuova proposta editoriale. Se c'era, io, come gli altri, non l'ho notata, e questo forse è anche più grave del non averla progettata. Come si può allora sperare di vendere, se non c'è niente da comprare? Come ci si può lamentare, con quale coraggio? Come si può pensare di continuare a proporre gli arretrati a prezzo pieno o le novità (se vi fossero) senza un minimo di sconto promozionale? Scusate, ma la fiera, a cosa serve? Se sono un lettore abituale, è molto probabile che usufruisca di un piccolo sconto presso la fumetteria di fiducia, e allora alla fiera è tacito che non comprerò niente. La fiera serve forse a trovare nuovi lettori? Già, forse, ma allora bisognerebbe trovare il modo di promuoverli (magari con qualche sconto od offerta?) i propri prodotti, o no? Sempre dando per assodato che ce ne siano. Romics è stata una fiera del fumetto disorganizzata e disordinata, deludente ed a tratti avvilente; alcuni ne hanno declamato lo spessore culturale, ma anche qui ci sarebbe da discuterne. Con un prezzo di ingresso salatissimo ed ingiustificato per ciò che aveva da offrire (davvero poco) ai suoi numerosissimi visitatori. Mal curata sotto l'aspetto logistico di ambienti e persone. La speranza è che si possa tornare ai "fasti" della prima edizione, e che ci si rimbocchi le maniche per lavorare con impegno e passione, senza perdere tempo ad autoincensarsi in ridicoli ed fastidiosi comunicati stampa utili solo ad autocompiacersi, e che non hanno altro effetto se non quello di stizzire ed infastidire chi, se le cose non dovessero cambiare, si guarderà bene del commettere l'errore di tornare a Romics. Io mi sono limitato a fornire la MIA versione dei fatti, semplicemente perché mi sembrava giusto, e spero che questa, anche se in piccola parte, serva veramente a qualcosa. Cordiali saluti, Andrea Iovinelli ----------- e-mail: andrea.side@libero.it ---------------------