Max, Il lungo sogno del signor T.

pp. 80, £. 24.000

Mare Nero, luglio 2000

Recensione di Alberto Conte

 

Il sopracitato romanzo a fumetti esce in contemporanea a Guerra di demoni ad inaugurare la neonata collana ParaCult, che si propone il difficile compito di fare conoscere al pubblico italiano opere di autori di riconosciuto valore artistico: obiettivo davvero arduo, in quanto l’italico lettore è pigro e tradizionalista per eredità genetica.

Questo volume non tradisce le attese, offrendo un’opera strettamente imparentata con la letteratura.

L’incipit è esemplare: “Il 17 marzo, il signor Cristobal T., sposato, impiegato di commercio, andò a letto verso mezzanotte, come sempre. Al suo risveglio – alle sette di mattina, come sempre – si ritrovò nel reparto di rianimazione dell’ospedale di palma di Maiorca. Erano passati 40 giorni. Non appena aprì gli occhi, per prima cosa Cristobal T. chiese carta e matita alle stupefatte infermiere. Nelle settimane successive il signor T. riempì tre quaderni con una narrazione dettagliata di tutto ciò che aveva sognato. Le pagine seguenti sono una trascrizione grafica del suo rapporto”…

L’affollata oscurità del liquido primordiale accompagna il protagonista all’inizio della sua vicenda di viaggiatore del mondo interiore: il motivo acquatico ricorrerà più volte, visto comunque sempre sotto la sua valenza di fluido vitale, apportatore di mutamenti evolutivi. In acqua, infatti, faranno ritorno al termine della narrazione, finalmente pacificati, i vari personaggi: lo scorrere dell’esistenza ha perso la sua minacciosità.

I vari personaggi che il signor T. incontrerà nelle sue esperienze oniriche, Su, Sara, Scallywax, si riveleranno infine essere aspetti della personalità del protagonista, repressi e relegati nelle profondità del subconscio. Essi, approfittando del momentaneo sonno della ragione, hanno dato sfogo ad una complessa rappresentazione il cui scopo è ovviare all’insopprimibile esigenza di autenticità del protagonista: Cristobal ha dovuto compiere automutilazione per incapacità di conciliare gli aspetti della personalità con le esigenze della vita. Di qui la narcolessia psicosomatica, al termine della quale egli farà pace con loro e quindi con se stesso.

Non sempre quindi il sonno della ragione genera mostri.

Max dal punto di vista grafico talvolta ricorda il primo Mattotti. Il tratto è volutamente stilizzato, underground, alternando tavole più realistiche ad altre quasi caricaturali; l’impatto cromatico è imperniato su un uso del bianco e nero che risente nella distribuzione delle esigenze narrative legate alla tematica onirica.