Scrivere Fumetti, di Gianfranco Goria

5 giugno 2000

Perché scrivere e cose del genere

Gianfranco Goria - una lezione al Castello Sforzesco di Milano - zoom inSenza avere la pretesa di dire tutto sulla scrittura del fumetto, dopo anni dedicati a questo linguaggio, come autore, come insegnante, come divulgatore, ho deciso di mettere in forma scritta almeno quello che penso e che credo di avere imparato su questo argomento. Altri lo hanno fatto e altri lo faranno. E’ giusto che chi può cerchi di dare il massimo contributo possibile alla comprensione di un linguaggio così ricco e complesso da richiedere una grande varietà di approcci. Comunque questo non è e non vuole essere un “manuale” di sceneggiatura per il fumetto. Almeno, non è quello che voglio fare in questo momento della mia vita. Altri sono più portati per la vecchi lavori dell'allora giovane Goria...manualistica, beati loro: sanno razionalizzare e offrire strumenti... Se vi serve un manuale, comprate un manuale (ne trovate diversi in bibliografia e, in fondo, l'essenziale lo scrisse Castelli nel 1983 su Come si diventa Autore di Fumetti: salvo un paio di cose legate alla tecnologia, la sostanza è sempre quella). Al momento sono emotivo e a volte malinconico, disordinato e pigro e, di conseguenza, inadatto alla manualistica, oggi. Ho una grande, sincera stima per il signor Spock, ma di carattere mi sento più vicino al capitano Kirk. Per cui non aspettatevi un elenco ordinato  e regolare di istruzioni su come diventare dei professionisti metodici; no, non qui, non con me, non adesso. Emozioni. Questo è quello una delle sue storie disneyane...che sento, questo è quello che ho cercato di trasmettere nelle mie sceneggiature, questo è quello che ho riversato a piene mani addosso a tutti quei giovani (e non solo) che hanno avuto il fegato di sorbirsi le mie esagerate lezioni (e a cui va la mia sincera riconoscenza). Certo, scriverò anche di tecnica, ma è davvero poca quella che serve per avere in mano le basi del lavoro dello sceneggiatore di fumetti. In fondo si tratta “solo” di imparare un linguaggio per comunicare con un’altra persona nel modo più diretto e efficace. Ma la differenza la fanno proprio le emozioni: se non sono queste l’oggetto della comunicazione, tanto vale fare un altro mestiere. E quelle non ve le darà nessun manuale, nessun corso, nessuna scuola, nessun "maestro": sono il vostro tesoro, solo vostro. Da tirare fuori, scavando, magari per anni... Poi fatene quel che volete. Anzitutto vivetele. Se vi va, se proprio non potete farne a meno, potrete sempre cercare di darne agli altri, ma attenzione! Non è facile e spesso è pure rischioso. Insomma, è un’avventura!

Comunque, parleremo non solo di "scrivere i fumetti", ma anche di cosa vuol dire "scrivere sui fumetti" e magari "descrivere i fumetti". E dei fumetti come "scrittura", naturalmente. Incontreremo anche chi si occupa professionalmente di scrivere i fumetti, o di farli scrivere, o di scrivere attorno ai fumetti. 


Tu chiamale, se vuoi, emozioni...

Franco Fossati by Bruno Cannucciari Franco Fossati, il grande esperto di fumetti che era anche egli stesso un personaggio manifesto del Festival di Angoulemedei fumetti, prima o poi, ci avrebbe ricavato una delle sue divertentissime avventure disegnate, dai nostri viaggi a Angoulême, e Bruxelles e San Diego le avevamo già programmate, ma lo aspettava la morte. La stessa che accompagna tutti noi, solo che andò a visitarlo troppo presto e ci fece l’imperdonabile torto di toglierci un amico con cui ridere e sognare. Noi che scriviamo fumetti siamo, spesso, logorroici. Fiumi di parole. Scritte e, ancora di più, parlate.  Al suo funerale c’era il gotha del fumetto italiano, gente che sa parlare, ma, cavolo!, chi riuscì a spiccicarne qualcuna? L’emozione era troppo forte e il groppo in gola, pure. 

Ecco, è anche di questo che leggerete qui. Scrivere fumetti è, come per tante altre forme di scrittura, scrivere la vita, la morte, i sogni, le emozioni. Sicuramente avrete sentito dire che fare fumetti è un’industria, pur se non remunerativa come quella del cinema hollywoodiano, e che si “producono” cose che devono essere vendute. Non è del tutto vero. Si possono fare fumetti sui muri delle città, gratis. Si possono fare fumetti nelle lettere che si mandano agli amici, per amore. E c’è anche, è vero, l’industria del fumetto. Oh, sì! Meno male, ci si può persino vivere, di questo lavoro. Ma una cosa non va mai dimenticata: chi entra in libreria (o in edicola) non vuole comprare un pacchetto di carta stampata, magari a colori.
Tira fuori dal borsellino dei soldi per avere in cambio emozioni. Questo è il patto che lega gli autori ai lettori.


Bibliografia.
Qui c'è solo qualche titolo. Il resto lo trovate nelle altre puntate, su afNews e nel sito nella sezione bibliografie.

Manuali tecnici di fumetto:

Come si Diventa Autore di Fumetto, di Alfredo Castelli e Gianni Bono con disegni di Silver, 1983, supplemento a Eureka n° 7. Seconda edizione anastatica: Anonima Fumetti, omaggio ai soci Anonima Fumetti. Versione digitale in linea nel sito dell'Anonima Fumetti.
La Tecnica del Fumetto, di Enrique Lipszyc, ed. Editiemme, 1982.
Professione Cartoonist, di Luca Novelli, ed. Ikon, 1993.
Il Fumetto professionale, di Massimo Mariani, ed. Ikon.
Fumetto e Arte Sequenziale, di Will Eisner, ed. Vittorio Pavesio Productions, 1997.
Pensare il Fumetto, di Bruno Concina, Edizioni 3ntini&c., 1999.

Indispensabili sul Fumetto:

Capire il Fumetto, di Scott McCloud, ed. Vittorio Pavesio Productions, 2000.
Leggere il Fumetto, di Benoit Peeters, ed. Vittorio Pavesio Productions, 2000.
Gulp! 100 anni a Fumetti, a cura di Ferruccio Giromini, Marilù Martelli, Elisa Pavesi, Lorenzo Vitalone, ed. Electa, 1996.
Fumetto, Dizionari Illustrati Mondadori, di Franco Fossati, ed. Arnoldo Mondadori, 1992.
Il Grande Libro del Fumetto, di Piero Zanotto, ed. Paoline, 1988.

 

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