G.Rucka-S.Lieber, Whiteout – Tutto bianco

Macchia Nera, ottobre 2000

128 pp, b/n, £. 18.000

 

 

Recensione di Alberto Conte

 

 

E’ il ghiaccio polare l’assoluto protagonista della vicenda: il suo biancore abbaglia, ruba i contorni alle cose; la sua morsa intorpidisce e costringe a scelte di sopravvivenza.

Whiteout, infatti, indica in gergo una tempesta così violenta da azzerare completamente la visibilità, ma anche metaforicamente la condotta morale dei personaggi, costringendoli a rifare i conti con se stessi e con i propri obiettivi esistenziali.

La trama ha inizio secondo i canoni del mistery classico: un cadavere viene trovato nei pressi di in una delle tante basi scientifiche sparse per il continente polare. L’indagine viene affidata al marshal Carrie Stetko, donna solitaria e dal passato chiacchierato quanto misterioso. Presto dovrà confrontarsi con le proibitive condizioni atmosferiche e con il proprio doloroso isolamento. L’eroe dell’hard boiled, il duro dal cuore tenero, si trasforma ed assume quindi le sembianze di una donna, non bella da copertina, ma cocciuta e perspicace, dedita al proprio dovere, cui dovrà sacrificare letteralmente parte di sé. Si riscoprirà così più forte, capace di superare il passato e di nutrire nuovamente sentimenti quali l’amicizia.

Non è un caso che la Stetko, insieme all’altra donna, l’agente britannico Sharpe costituisca l’unico esempio di personaggio positivo: alle figure femminile è attribuita la valenza di speranza per il futuro, nonché di custodi dei valori. Gli uomini che ruotano loro attorno sono ridotti ai minimi termini, prede degli istinti o rattrappiti nel ghiaccio che li circonda.

Edita nel 1998 e raccolta in volume dalla casa editrice Oni Press l’anno successivo, questa miniserie si è immediatamente segnalata come un successo clamoroso, che ha dato immediatamente origine ad un sequel Whiteout: melt e ad un terzo episodio, di cui non si conosce ancora il titolo.

Il tratto realistico di Lieber riesce nel difficile compito di trasmettere la sensazione oppressiva del gelo, tramite un sapiente uso del bianchetto e dei retini, ponendosi completamente al servizio dell’ottima sceneggiatura imbastita da Rucka, con efficacia e puntualità.

Steve Lieber ha collaborato con le due major del fumetto statunitense, Marvel e DC, nonché con case indipendenti quali la Now Comics e la Caliber. Greg Rucka ha effettuato il percorso inverso rispetto alla consuetudine degli sceneggiatori di fumetti: è, infatti, passato dal buon successo dei suoi romanzi alla gestione del megaevento batmaniano No man’s land, che gli è valsa la conduzione di Detective Comics, testata storica del Pipistrellone.

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